Aristotele - L’etica e la politica

L'etica è una scienza pratica, che si occupa del comportamento dei singoli ed è rappresentata dalla ricerca e dalla determinazione del significato della felicità. Quest'ultima è il fine supremo, il bene sommo, perché non subordinato ad altri fini ma desiderabile per se stesso.

La prospettiva etica di Aristotele muove dall'osservazione delle situazioni reali, degli usi e dei costumi dei popoli, e dalla conseguente riflessione su che cosa sia bene fare, tenuto conto delle circostanze concrete, sociali e storiche.

Quella aristotelica è una posizione che si può considerare attuale in relazione alla nostra società multietnica e multiculturale, in quanto, anziché affermare in modo dogmatico la pretesa universalistica di un unico punto di vista morale, si sforza di trovare un compromesso intorno alla questione dei valori, considerando il rapporto tra gli individui, e tra questi e le istituzioni, in modo relativo e dinamico. Essa non è estranea al mutato clima politico in cui Aristotele si trova a vivere che, come abbiamo detto, è caratterizzato proprio dalla contaminazione di culture diverse. La buona deliberazione pratica, come la riga flessibile, si adatta a ciò che trova, rivelando sensibilità e rispetto per le differenze. 


L'etica si occupa dei modi di vivere e di agire degli uomini, che presentano i due seguenti tratti inconfondibili:

  1. sono diversi gli uni dagli altri a seconda del tempo e del luogo in cui si esplicano;
  2. dipendono dalla libera volontà delle persone.

La differenza dell'etica rispetto alle scienze teoretiche (fisica, matematica e metafisica) deriva sia dal suo riferirsi a condizioni storiche e geografiche diversificate, per cui ciò che per alcuni popoli è bene, per altri è male, sia dal fatto che deve tenere conto, nelle sue valutazioni, della libertà umana.

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