Parmenide e l’essere

Parmenide è vissuto a Elea (oggi Velia), un'antica colonia greca situata sulla costa della Campania a sud di Paestum, Parmenide crebbe in un ambiente culturale e intellettuale aristocratico. Scrisse un poema in versi intitolato Sulla natura, di cui ci restano il proemio (integralmente) e vari frammenti delle altre due parti rispettivamente dedicate alla verità e all'opinione.


Solo l’essere esiste e può essere pensato

Il messaggio di Pamenide: l'essere è, e non può non essere, mentre il non essere non è, e non può essere; il che significa che soltanto l'essere esiste e che il non essere, viceversa, non esiste e non può neanche essere pensato.


Possiamo affermare che è con il filosofo di Elea che ha inizio "l'ontologia", cioè lo studio dell'essere in quanto essere, nelle sue caratteristiche universali.


La deduzione logica degli attributi dell'essere

Parmenide, come molti dei filosofi arcaici, parte dal presupposto che il mondo non possa derivare dal nulla. 

Ora si pone a Parmenide il problema di definire i caratteri essenziali dell'essere", in modo tale che non siano in contraddizione con l'affermazione centrale dell'essere come unica realtà esistente e pensabile.


Le definizioni cui il filosofo arriva per via deduttiva sono le seguenti: 

-> l'essere è ingenerato e imperituro: infatti, se nascesse, dovrebbe derivare da ciò che non è; ma niente può derivare da ciò che non esiste, dunque l'essere non può nascere. Lo stesso ragionamento vale anche per la morte: l'essere non può morire, pena la contraddizione che lo farebbe passare nel suo opposto (il non essere), che per definizione "non esiste"

-> l'essere è eterno: 

esso non ha né passato né futuro. Il passato, è l'essere che non è più e il futuro è l'essere che non è ancora. E se l'essere è "non più" o "non ancora" significa implicare in qualche modo il non essere. L'essere vive, dunque, in un sempiterno presente.

-> l'essere è immutabile e immobile: infatti, ogni movimento implica una contaminazione tra uno stato A e uno stato B dei corpi, in cui B deve essere concepito come differente da A. Ma se A è "essere", B dovrà "non essere". Ancora una volta cadiamo nella contraddizione.

-> l'essere è finito: secondo la mentalità greca, la perfezione non è data dall'infinità (= ciò che non è completo), ma dalla finitezza (= completezza, perfezione). Parmenide dice che l'essere è una sfera, perfettamente omogenea e da ogni parte identica a se stessa, in cui tutti i punti urtano in eguale maniera contro i confini che la circoscrivono.



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